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Il destino incerto di un medico di base: Andrea Mengoli e le sfide del ruolo unico nella sanità

Andrea Mengoli, medico di base a Casa Tozzoli, affronta sfide professionali e normative che minacciano la sua carriera e il benessere degli anziani assistiti, evidenziando le lacune del sistema sanitario attuale.

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Andrea Mengoli, un giovane medico di base, si trova al centro di un complesso incrocio di scelte professionali e normative che ne mettono in discussione la carriera. Dal 2015, Mengoli lavora come medico di base e dal 2021 è in servizio a Casa Tozzoli, una struttura residenziale di Imola. Qui, accoglie anziani non autosufficienti, ma una recente modifica contrattuale minaccia la sua presenza e, con essa, il benessere dei pazienti a cui è dedicato.

Un medico con una missione

Nato nel 1988, Andrea Mengoli ha dedicato la sua carriera alla medicina di base, supportando i pazienti in un contesto spesso difficile. La sua attuale esperienza a Casa Tozzoli è un esempio di come un medico possa avere un impatto significativo sulla vita degli anziani che necessitano di assistenza continua. La struttura accoglie 44 ospiti, molti dei quali presentano gravi complicazioni che richiedono competenze specialistiche, un aspetto che ha reso il lavoro di Mengoli non solo una professione, ma una vera e propria vocazione.

Nonostante la sua dedizione, Mengoli ha dovuto affrontare una situazione difficile a causa dell’introduzione del ruolo unico, che richiede ai medici di base di rimanere in movimento all’interno del sistema sanitario. Ciò ha obbligato Mengoli a rivedere il suo impegno a Casa Tozzoli, un luogo in cui ha costruito legami solidi con i pazienti e il personale, e da cui, a breve, potrebbe essere costretto a partire. La sua esperienza dimostra che alle dinamiche burocratiche si accompagna una profonda dimensione umana, che caratterizza il suo lavoro quotidiano.

Le sfide del ruolo unico

La decisione di firmare per il ruolo unico non è stata presa a cuor leggero da Mengoli. Sebbene prima avesse un ambulatorio a Imola, la necessità di avvicinarsi alla sua famiglia lo ha portato a trasferirsi a Medicina. Qui, ha dovuto accettare il nuovo contratto, ma le conseguenze sono state pesanti: ora gestisce oltre 700 pazienti e deve sostenere anche 24 ore settimanali di guardia medica. La sua prossimità ai pazienti di Casa Tozzoli, da ora in poi, diventa sempre più precaria.

Il sistema attuale prevede che i medici di base diventino “massimalisti” in modo da poter coprire le necessità del territorio. Tuttavia, ciò significa che Mengoli si trova a dover fare a meno di un ruolo fondamentale, quello di medico dedicato alla cura di pazienti complessi. La sua attività a Casa Tozzoli richiederebbe una figura specialistica e, ora, il vuoto creato dalla sua possibile partenza lascia preoccupazioni per il futuro dei residenti.

L’impatto sui pazienti e sull’assistenza sanitaria

La perdita di un medico esperto come Mengoli rappresenta un grave colpo per i pazienti di Casa Tozzoli, che traggono beneficio da un’expertise consolidata e da un rapporto umano che si è sviluppato nel tempo. La realtà è che, nonostante il contratto preveda precise modalità di lavoro, la situazione dei pazienti non può essere considerata in modo puramente contrattuale. La salute degli anziani richiede, infatti, una continuità assistenziale che l’attuale normativa sembra trascurare.

L’assenza di un riconoscimento per le ore trascorse a lavorare in una struttura di assistenza diretta a persone vulnerabili crea disinteresse nei medici di base. Molti professionisti, secondo Mengoli, possono sentirsi demotivati e decidere di abbandonare la professione, alimentando così una crisi che rischia di compromettere la qualità dell’assistenza per gli anziani. I percorsi di specializzazione e formazione, così impegnativi e rilevanti, rischiano di essere sprecati, privando la comunità di medici motivati e competenti.

Prospettive di cambiamento necessarie

La situazione di Andrea Mengoli non è isolata e pone interrogativi più ampi su come il sistema sanitario stia affrontando le sfide poste dalla crescente popolazione anziana. La necessità impellente è quella di giungere a nuovi accordi regionali in grado di considerare le peculiarità del servizio assistenziale per gli anziani, in modo da garantire che le ore di lavoro svolte in strutture come Casa Tozzoli vengano riconosciute adeguatamente.

La situazione attuale chiama in causa urgentemente il sistema sanitario, non solo per tutelare i diritti dei medici di base, ma soprattutto per garantire che i pazienti più fragili non subiscano le conseguenze di decisioni contrattuali che non incoraggiano il lavoro di squadra. L’influenza della burocrazia sull’assistenza diretta richiede una riflessione profonda e un’immediata azione, affinché i professionisti sanitari possano riprendere con slancio il loro compito vitale nella cura degli anziani.