Arresto a Modena per sfruttamento del lavoro: donna cinese coinvolta in attività illecite
A Modena, i Carabinieri arrestano una donna cinese per sfruttamento della manodopera in un laboratorio tessile clandestino, scoprendo otto lavoratori irregolari e violazioni delle normative sul lavoro.

Arresto a Modena per sfruttamento del lavoro: donna cinese coinvolta in attività illecite - Tuttomodenaweb.it
A Modena, un’operazione condotta dai Carabinieri ha portato all’arresto di una donna cinese di 60 anni per reati gravissimi che riguardano l’intermediazione illecita e lo sfruttamento della manodopera. Il fermo è avvenuto lo scorso 21 maggio, in un contesto di crescente attenzione alle violazioni delle leggi sul lavoro e sull’immigrazione. La donna è stata accolta in flagranza di reato all’interno di un laboratorio tessile dove si trovavano altri otto lavoratori, tutti privi di un regolare contratto di lavoro e sottoposti a condizioni di sfruttamento.
L’operazione dei Carabinieri a Cognento
Nel corso di un intervento mirato svolto in un edificio situato nella zona di Cognento, i Carabinieri, coadiuvati dal Nucleo ispettorato del lavoro, hanno scoperto un vero e proprio laboratorio tessile clandestino. Qui, gli agenti hanno individuato otto cittadini cinesi impiegati come manodopera senza alcuna forma di regolarizzazione contrattuale. Durante le operazioni di verifica, è emerso che questi lavoratori operavano in condizioni che violavano chiaramente le normative vigenti, rendendo la situazione ancora più allarmante.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Modena, hanno rivelato che l’arrestata era la conduttrice di fatto del laboratorio e gestiva l’attività, a partire da novembre 2024, senza alcuna forma di contratto per i dipendenti, oltre a corrispondere loro retribuzioni ben al di sotto dei minimi legali stabiliti. Questi aspetti evidenziano il rischio di un’economia sommersa e di lavoro irregolare che mina i diritti dei lavoratori. Al termine delle verifiche, sei dei lavoratori sono risultati privi di permesso di soggiorno, comportando per loro denunce relative all’ingresso illegale nel territorio italiano, oltre all’emissione di un provvedimento di espulsione dal Questore di Modena.
Violazioni di sicurezza e sanzioni elevate
Tra i soggetti coinvolti, è emerso un giovane cittadino cinese, nato nel 2004, che risultava il titolare formale di una ditta individuale, responsabile della stessa attività produttiva. Anche per lui sono state formulate accuse di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro e altre violazioni legate alla sicurezza nei luoghi di lavoro, come previsto dal D.Lgs. 81/2008. La scoperta di queste violazioni ha portato all’immediata sospensione delle attività del laboratorio. Le sanzioni amministrative e le ammende imposte sono ammontate a oltre 130.000 euro, una cifra significativa che riflette la gravità delle infrazioni riscontrate.
Provvedimenti e sequestri
Dopo l’arresto, il Pubblico Ministero ha ritenuto opportuno chiedere la convalida dell’arresto, evidenziando lo stato di incensuratezza della donna, con richiesta di non applicazione di misure cautelari e garanzia di immediata liberazione. Il 23 maggio 2025, il Giudice per le Indagini Preliminari ha confermato l’arresto, apponendo i sigilli sull’immobile, utilizzato come laboratorio, che vale circa 400mila euro. Il sequestro preventivo, disposto per evitare che i beni venissero utilizzati per ulteriori attività illecite, ha coinvolto anche 26 macchinari utilizzati nell’attività, il cui valore è stato stimato intorno ai 50mila euro. Sono stati posti sotto sequestro anche centinaia di capi di vestiario già confezionati, con un valore complessivo che si avvicina ai 350mila euro.
Questo episodio rappresenta un’allerta per la comunità e sottolinea l’importanza del monitoraggio delle attività lavorative, specialmente nei settori più esposti a sfruttamento e irregolarità.