Oscar Farinetti: fico, grandi aspettative e il futuro del turismo a bologna
Oscar Farinetti riflette sulle sfide di Fico a Bologna, ammettendo che la scelta della location è stata un errore e proponendo un turismo gastronomico inclusivo per il futuro della città.

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Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, esprime una riflessione sincera sulla sua esperienza con Fico, la cittadella del cibo di Bologna. Intervistato dal giornale Quindici, il periodico del Master in Giornalismo di Bologna, Farinetti condivide proprio come il suo progetto si sia scontrato con sfide inaspettate e aspettative disattese, mettendo l’accento sul futuro del turismo e dell’offerta gastronomica in Italia.
Riflessioni su fico: cosa non ha funzionato?
Fico, inaugurato con grandi speranze, ha dovuto affrontare una chiusura prematura dopo un percorso difficile. Farinetti, con schiettezza, ammette che la decisione di collocare il progetto a Bologna è stato l’unico vero errore. “Avrei dovuto aprire a Milano, là sarebbe stato un successo post-Expo. Bologna non ha la stessa notorietà internazionale”, dichiara. Il fondatore di Eataly spiega che una città come Milano, con la sua connotazione cosmopolita, avrebbe rappresentato il contesto ideale per un’iniziativa del genere. Il bacino di visitatori provenienti da tutto il mondo sarebbe stato certamente un vantaggio.
Farinetti ricorda un momento significativo: “Quando il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha scoperto che Fico sarebbe stata inaugurata a Bologna, non ha voluto comunicare per un anno”. Questo aneddoto sottolinea non solo le ambizioni iniziali legate al progetto, ma anche la considerazione di Milano come un hub essenziale per il turismo e l’economia.
Grand tour italia: aspettative e realtà
Con la chiusura di Fico, Farinetti ha avviato un nuovo progetto chiamato Grand Tour Italia, aperto lo scorso settembre. Tuttavia, anche in questo caso, i risultati non sembrano all’altezza delle aspettative. Il fondatore ammette: “I ricavi saranno inferiori rispetto a quanto prospettato inizialmente. Le aspettative erano altissime”. La sua affermazione riflette la realtà di un settore che spesso vive di alti e bassi, e il nuovo parco non sfugge a tale dinamica.
Farinetti sottolinea che la mancanza di attrattive collegate, come lo stadio e il tram in fase di sviluppo, gioca un ruolo cruciale nel rallentare il progresso del progetto. “Speriamo in un miglioramento quando apriranno questi nuovi hub di mobilità”, afferma, rincuorato dal fatto che, nonostante tutto, il parco è pieno durante i weekend.
Il futuro dello sviluppo immobiliare a bologna
Un tema caldo che si intreccia con la storia di Fico è quello delle aree adiacenti all’ex Caab, attualmente oggetto di speculazioni immobiliari. Farinetti, tuttavia, non si sente di commentare su eventuali piani di sviluppo. “Non ho informazioni al riguardo e non ho coinvolgimenti con quei progetti”, chiarisce. Questa posizione dimostra un desiderio di mantenere chiarezza sui suoi impegni e sul suo focus attuale.
Bologna e il modello turistico del futuro
Le dichiarazioni di Farinetti non si fermano al solo contesto di Fico. Affronta anche un tema molto dibattuto: il turismo di massa a Bologna. Nonostante le critiche ricevute, sostiene che il capitalismo turistico della città sia un modello valido. “Trovo ipocrita pensare che solo i ricchi possano beneficiare di un’offerta turistica e gastronomica di qualità”, afferma con decisione. Farinetti avanza l’idea che il patrimonio Unesco italiano meriti di essere esplorato da ogni tipo di visitatore, suggerendo che un utilizzo strategico dei prodotti agroalimentari, come i famosi taglieri, possa promuovere un turismo più inclusivo.
In questa visione, Farinetti si schiera per una crescita sostenibile del turismo, auspicando che le diverse offerte enogastronomiche non siano riservate a una ristretta élite, ma aperte a tutti. La sua visione per Bologna non è solo quella di una città gastronomica, ma una piattaforma che valorizzi il patrimonio collettivo e attragga un pubblico diversificato.