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La scelta di Giorgio Diakantonis: un medico lascia la medicina di base per la specializzazione in Medicina del lavoro

Giorgio Diakantonis, giovane medico di Imola, lascia la medicina di base per specializzarsi in Medicina del lavoro, denunciando le difficoltà e l’incertezza professionale amplificate dal nuovo contratto nazionale.

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Giorgio Diakantonis, giovane medico di 37 anni, ha compiuto una scelta che ha suscitato attenzione e dibattito nell’ambiente sanitario. Dopo aver gestito un ambulatorio a Imola con 700 pazienti, ha deciso di lasciare la medicina di base e di tornare a studiare per specializzarsi in Medicina del lavoro. Un passaggio non semplice, che riflette un malessere profondo all’interno della professione medica, amplificato dalle recenti modifiche contrattuali.

La reazione al nuovo contratto nazionale

La decisione di Diakantonis è stata in gran parte influenzata dal nuovo contratto nazionale pubblicato nel 2024. Secondo il medico, questo documento ha avuto un impatto devastante sulla professione. “Quando l’ho letto, mi sono sentito tremare la terra sotto i piedi,” ha dichiarato. Con la firma del “ruolo unico”, molti medici giovani come lui si sono trovati di fronte a condizioni lavorative stravolte. La totale mancanza di un controllo sulle ore di lavoro extra e l’incertezza nelle modalità operative hanno rappresentato un fattore decisivo nella sua scelta di abbandonare la Medicina di base.

Diakantonis ha messo in evidenza come lo scenario del lavoro per i medici di famiglia sia cambiato profondamente negli ultimi anni. “Questa professione non vale più la pena,” ha affermato, sottolineando le difficoltà legate alla crescente complessità dei pazienti e alla scarsità di personale in grado di affrontare le necessità di una popolazione sempre più anziana. E così, un lavoro che sembrava inizialmente stabile è diventato una fonte di frustrazione e disagio.

L’evoluzione della professione medica

La professione medica oggi si confronta con una realtà molto diversa rispetto a quella in cui operava la madre di Diakantonis. Durante la sua formazione, il giovane medico ha potuto affiancare sua madre, una professionista che ha sempre saputo adattarsi ai cambiamenti tecnologici e gestire l’ospedale familiare. “Mi sono ispirato a lei, pensando che un giorno avrei potuto gestire il mio ambulatorio con la stessa competenza,” ha spiegato.

Ma la realtà post-Covid ha modificato le dinamiche del lavoro quotidiano. Oltre ad un aumento esponenziale delle richieste di assistenza, il clima di ansia diffusa ha reso evidente la crisi del settore. “L’equilibrio che reggeva la medicina di base si è spezzato,” ha affermato Diakantonis, evidenziando come quest’epoca di incertezze abbia inciso profondamente sulla sua decisione di staccarsi dalla medicina di base.

La pressione del web e l’autorità del medico

Nel contesto attuale, l’accesso alle informazioni tramite internet ha cambiato il modo in cui i pazienti si approcciano alle visite mediche. “Purtroppo, la sovrabbondanza di informazioni non sempre aiuta. I pazienti arrivano con idee confuse e, a volte, errate,” ha commentato Diakantonis. Sebbene sia importante avere pazienti informati, il medico ha osservato che la loro capacità di elaborare tali informazioni è limitata. “I medici di base devono essere preparati per rispondere efficacemente e dare il giusto supporto, ma di fronte a un’instabilità contrattuale, diventa tutto più difficile.”

Negli ultimi anni, il controllo del medico è sembrato diminuire, portando a una diminuzione dell’autorevolezza professionale. Ciò ha ulteriormente contribuito a una sorta di frustrazione tra i giovani medici, che si sentono sempre più messi da parte rispetto ai professionisti senior.

Rottura del patto generazionale

Una delle questioni più controverse emerse dalla nuova regolamentazione contrattuale è stata la percezione di un divario sempre crescente tra professionisti esperti e i giovani medici. “Chi ha partecipato alla definizione delle nuove condizioni non ha considerato le nostre esigenze. E noi ci ritroviamo a dover affrontare il lavoro senza alcuna garanzia per il futuro,” ha sottolineato Diakantonis.

La mancanza di ascolto nei confronti delle nuove generazioni ha portato a un clima di delusione. Molti giovani medici evitano di sottoscrivere convenzioni, lasciando vuoti in una categoria già in crisi. La percezione che i senior, prossimi alla pensione, decidano del futuro di una professione in un momento così delicato, ha accentuato il malcontento tra i neolaureati. “Oggi i medici di pronto soccorso sono messi spesso peggio di noi, eppure non vedo più nessuno avvicinarsi alla medicina di base,” ha concluso Diakantonis. La sua è una storia che evidenzia un momento di forte trasformazione nel mondo della medicina.