Bhagavadgītā: Un viaggio emozionante al Lido Adriano tra cultura e attualità
Il Ravenna Festival presenta “Bhagavadgītā – Il Canto del Divino” al Lido Adriano, un evento che unisce 150 partecipanti in una riflessione sulla guerra e la speranza attraverso arte e cultura.

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Il Lido Adriano si prepara a ospitare una manifestazione straordinaria che fonde tradizione e attualità. Dal 6 all’8 giugno, il Ravenna Festival presenta lo spettacolo itinerante “Bhagavadgītā – Il Canto del Divino“. Un evento che promette di catturare l’attenzione e il cuore del pubblico, portando sul palco un testo sacro dell’epica indiana, il Mahabharata. Con ben 150 partecipanti di diverse età e origini, questo spettacolo si propone di raccontare una guerra, non solo quella sul campo, ma anche quella interiore che ogni uomo combatte.
Un viaggio itinerante sul palco di Lido Adriano
La manifestazione si apre con un particolare allestimento: due file di attori in abiti militari accolgono gli spettatori, mentre il suono del tamburo guida il pubblico lungo un percorso emozionante. La scelta del tema non è casuale; il “Bhagavadgītā” affronta le complessità della guerra attraverso le storie dei Pandava e dei Kaurava, due fazioni avversarie. Questo non è solo uno spettacolo, ma un’esperienza immersiva. L’intenzione è di far riflettere su temi universali e attuali, rendendo ogni partecipante parte integrante di questo racconto.
«O arriviamo tutti o non arriva nessuno» è il messaggio centrale che rimbomba nel contesto del Grand Teatro di Lido Adriano, un luogo che rappresenta sia un punto di ritrovo fisico che un simbolo di coesione sociale. La rappresentazione non è frutto di improvvisazione, ma di un lavoro costante che coinvolge richiedenti asilo e residenti, creando un mosaico di culture e storie che si intrecciano.
La simbologia del ‘multi’
L’elemento fondamentale di questo spettacolo è la condivisione, rappresentata dalla parola d’ordine “multi“. Durante la rappresentazione attrattiva, si passa dal teatro alla danza, dal canto in lingue diverse all’interpretazione dei testi sacri. La diversità linguistica e culturale dei partecipanti si riflette nelle esibizioni, dove si canta in francese, arabo e bengalese, amplificando il messaggio di unità e speranza. La scena finale nello splendido giardino del Cisim rappresenta non solo la conclusione di un viaggio, ma un punto di incontro tra passato e presente.
La guerra, simbolo di divisione, viene reinterpretata attraverso i versi del Mahabharata, evocando riflessioni su come i conflitti non si limitano ai confini nazionali ma si estendono fino a toccare l’anima umana. Un attore in costume militare sottolinea questa connessione, evidenziando come la lotta sia una realtà quotidiana che scorre parallelamente alle guerre raccontate nei media.
Narrazioni di vita e speranza
Le storie narrate sono più di semplici parole; esse rappresentano la vita di chi giorno dopo giorno affronta il dramma della guerra. Una giovane ucraina che ha lasciato la nonna in un momento cruciale, un immigrato che racconta la sua esperienza con un barcone bloccato, ognuno porta con sé il peso della propria storia. Queste narrazioni diventano un mezzo per esplorare la speranza e la disperazione, con momenti toccanti che si alternano a un’analisi critica delle relazioni umane e delle sfide contemporanee.
Il personaggio ispirato a Gandhi, che apparirà durante lo spettacolo, arricchisce ulteriormente la trama, esemplificando la forza della non-violenza e della comunità. Qui, il lavoro collettivo diventa simbolo di resistenza, lottando contro le avversità quotidiane. Ciò che era originariamente un simbolo di conflitto, come i sacchi di sabbia, si trasforma in protezione da una realtà oppressiva.
Un omaggio alla creatività e alla cultura
Merito va all’intero team che ha reso possibile questa straordinaria rappresentazione, con la direzione artistica di Luigi Dadina e il supporto di una rete di collaboratori. L’impegno del Ravenna Festival nel promuovere iniziative come questa dimostra la volontà di dare voce a chi spesso rimane in silenzio e di utilizzare l’arte come strumento di dialogo e riflessione. Le decorazioni artistiche che abbelliscono il palcoscenico e l’atmosfera incantata del luogo rendono ogni dettaglio affascinante, trasformando il tutto in un’opera che emoziona e invita alla contemplazione.
È un richiamo forte e chiaro: la vita va danzata, non combattuta, e in questo racconto collettivo, il Lido Adriano si riconferma un punto di riferimento culturale. La commedia della vita e lo sforzo comune per far fronte alle difficoltà quotidiane trovano una nuova dimensione in questo teatro d’essai.