Alfonso Sestito condannato a oltre sette anni per collusione con la ‘ndrangheta: i dettagli della sentenza
Alfonso Sestito, ex primario del Policlinico ‘Gemelli’, condannato a 7 anni e 4 mesi per concorso esterno alla mafia, evidenziando il legame tra sanità e criminalità organizzata.

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La notizia della conferma della condanna a 7 anni e 4 mesi di carcere per Alfonso Sestito, ex primario del Policlinico ‘Gemelli’ di Roma, scuote il mondo della sanità e del diritto. Sestito, cardiologo con uno studio a Reggio Calabria, è stato riconosciuto colpevole di concorso esterno alla mafia, legandosi a una delle cosche più temute d’Italia. Le ramificazioni della sua condotta hanno portato a un’analisi dettagliata da parte delle autorità, rivelando come la sua professione medica sia stata strumentalizzata a favore di gruppi mafiosi.
i dettagli della sentenza della cassazione
Martedì scorso, la Cassazione ha emesso il suo verdetto, confermando la condanna inflitta a Sestito. Il 55enne, iscritto all’Ordine dei Medici di Crotone, è stato riconosciuto responsabile di concorso esterno alla mafia, riformulando così l’accusa da associazione mafiosa, come stabilito in primo grado. Durante la sentenza di primo grado, risalente al maggio 2022, la Corte d’Assise aveva inflitto a Sestito una pena di 8 anni e mezzo, ma successivamente la Corte d’Appello di Catanzaro, nel marzo 2024, aveva ridotto la stessa a 7 anni e 4 mesi.
È importante notare che, per un’altra accusa di tentata estorsione ai danni di Romolo Villirillo, Sestito è stato invece assolto. Villirillo, condannato per mafia nel processo Aemilia, è stato costretto a subire minacce di morte e richieste di ingenti somme di denaro. La dinamica del caso ha aggiunto ulteriore complessità alla figura di Sestito, la cui carriera nel settore sanitario ora risulta gravemente compromessa.
l’operazione ‘thomas’ e il coinvolgimento con la mafia
La condanna di Sestito è emersa nel contesto dell’operazione ‘Thomas’, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Arrestato nel gennaio 2020, il cardiologo sarebbe stato una figura centrale nel fornire supporto medico a membri della cosca capeggiata da Nicolino Grande Aracri, permettendo loro di ottenere permessi sanitari e attestazioni mediche che avrebbero potuto alterare la loro condizione detentiva.
Secondo le indagini, Sestito non era solo un professionista legato alla salute, ma anche un “terminal economico” della fanno mafiosa. Gli inquirenti hanno scoperto che il medico gestiva investimenti imprenditoriali tesi a garantire il controllo su villaggi turistici situati a Cutro, creando ulteriori legami tra il settore sanitario e le operazioni del crimine organizzato. Attraverso questo sistema, Sestito si è inserito attivamente nei piani della ‘ndrangheta, trasformando la sua professione in un veicolo per il supporto e la crescita degli interessi mafiosi.
il sequestro dei beni e la gestione patrimoniale
Il 2023 ha visto un’importante evoluzione nella gestione dei beni di Sestito, culminata nel sequestro dei suoi beni immobiliari, valutati complessivamente oltre 7 milioni di euro. Questo provvedimento riguarda non solo il suo studio medico in via Mantegna a Reggio Calabria, ma anche altri beni mobili e immobili situati tra Crotone, Cutro e Isola Capo Rizzuto. La Guardia di Finanza di Crotone ha eseguito il sequestro in seguito ad indagini economiche approfondite sull’impatto della sua attività mafiosa.
Il valore stimato dello studio di Sestito si aggira sui 200mila euro, strutturato su due livelli. La supervisione del patrimonio confiscato è stata affidata a un amministratore giudiziario, Francesco Spaccarotella, il quale ha dichiarato che tutti i beni sono stati affittati per garantire la manutenzione e la conservazione del patrimonio. Questo approccio mira non solo a proteggere i beni sequestrati, ma anche a prevenire possibili distruzioni o deterioramenti. La gestione attiva dei beni sequestrati è diventata una pratica fondamentale nelle indagini contro la criminalità organizzata.
La vicenda di Alfonso Sestito serve come monito sulla necessità di vigilanza e controllo nel campo sanitario, evidenziando le problematiche legate alla corruzione e collusione con gruppi mafiosi. Con la sua condanna, le autorità intendono inviare un chiaro messaggio contro ogni forma di connivenza tra professionisti e organizzazioni criminali.