Nuove indagini sulla banda della Uno Bianca: la famiglia di una vittima chiede giustizia
La riapertura delle indagini sulla strage di Castelmaggiore del 1988 offre nuove speranze alle famiglie delle vittime, mentre emergono interrogativi su depistaggi e responsabilità all’interno delle forze dell’ordine.

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La richiesta di verità sulla strage di Castelmaggiore del 1988 riemerge con forza grazie a una nuova inchiesta avviata dai magistrati. Il caso, che ha coinvolto i carabinieri Domenico Macauda e i fratelli Savi, presenta nuove sfide per le autorità, ma anche per le famiglie delle vittime, come quella di Umberto Erriu e Cataldo Stasi, uccisi in un agguato. Le domande sollevate in oltre trentasei anni di indagini rimangono senza risposta e la speranza di chiarire i misteri di quella notte continua.
Il contesto dell’eccidio di Castelmaggiore
Il 20 aprile 1988, Castelmaggiore, un comune alle porte di Bologna, divenne teatro di una violenta aggressione da parte della banda della Uno Bianca, composta da ex poliziotti. Gli agenti Umberto Erriu, di 24 anni, e Cataldo Stasi, di 22, furono fatalmente colpiti mentre effettuavano un controllo di routine. Da quel momento, le domande su eventuali depistaggi, complicità e responsabilità hanno continuato a emergere. Secondo le indagini passate, Macauda, un carabiniere in servizio, avrebbe alterato le prove, un fatto che ha sollevato sospetti.
Le indagini, ora riaperte, mettono sotto la lente di ingrandimento nuove informazioni e testimoni che potrebbero rivelare altro su quella sera. Un elemento chiave è la dichiarazione di un testimone, che afferma di aver visto tre persone coinvolte, anziché due. La riapertura del caso è stata accolta con entusiasmo dalla famiglia di Erriu, che da anni chiede chiarezza e giustizia.
Le parole della sorella di Umberto Erriu
Maddalena Erriu, sorella di Umberto, ha condiviso il suo sollievo per la riapertura delle indagini. Sottolinea che da tempo avverte che ci sono dettagli trascurati e che la verità potrebbe essere più complicata di quanto emerga dalle sentenze precedenti. “Mi sembra strano tutto di questa vicenda, come se ci fossero zone d’ombra” ha dichiarato Maddalena. Riconoscendo che il passato non può essere cambiato, desidera comunque che venga fatta giustizia per il fratello e per tutti coloro che hanno perso la vita.
Maddalena esprime il desiderio di comprendere meglio le motivazioni dietro il depistaggio operato da Macauda. Se da un lato l’indagine dell’epoca non ha escluso responsabilità, non ha neanche chiarito perché un carabiniere potesse avviare un simile travisamento della verità. La riflessione su eventuali complicità all’interno delle forze dell’ordine rimane aperta, una domanda che attende risposte convincenti.
Il ricordo doloroso di un familiare
Maddalena racconta anche il suo personale ricordo di Umberto, che era molto più di un semplice membro della famiglia. “Era un ragazzo pieno di vita, il pilastro della nostra famiglia” spiega. Umberto non era solo un carabiniere, ma un punto di riferimento per i suoi familiari e amici. La perdita ha segnato in modo profondo la vita dei suoi cari, distruggendo l’armonia di una famiglia già colpita dalla morte del padre.
La notte in cui Umberto è stato ucciso è rimasta impressa nella memoria di Maddalena. Ricorda le urla di disperazione di sua madre e la sensazione di impotenza di fronte a un destino inaccettabile. “Morire in quel modo è un affronto”, afferma con una voce densa di emozione. La questione non riguarda solo il dolore privato, ma rappresenta una ferita aperta per la società, che chiede maggiore giustizia e responsabilità da parte di chi ha l’obbligo di proteggere i cittadini.
Un futuro incerto ma necessario
Con l’apertura di un nuovo processo, la speranza cresce tra le famiglie delle vittime che attendono da troppo tempo di vedere le verità nascoste. Maddalena, pur non avendo mai incontrato i Savi in aula, esperimenta un rinnovato desiderio di partecipare a un eventuale nuovo processo, determinata a guardare negli occhi coloro che le hanno portato via il suo caro. Nonostante i tanti anni trascorsi, la ricerca di giustizia continua e questo nuovo capitolo delle indagini potrebbe finalmente dare voce a chi non c’è più e segnare una svolta nella difficile storia di Castelmaggiore.