Richiesta di ergastolo per i quattro imputati nel nuovo processo sugli omicidi del 1992
Richiesta di ergastolo per quattro imputati in un processo riaperto su due omicidi del 1992 legati alla faida mafiosa tra bande, con nuove testimonianze che potrebbero influenzare il verdetto.

Richiesta di ergastolo per i quattro imputati nel nuovo processo sugli omicidi del 1992 - Tuttomodenaweb.it
Un capitolo drammatico si riapre nel panorama giudiziario italiano, con la richiesta di ergastolo per quattro accusati legati a due omicidi efferati avvenuti nel 1992. La nuova udienza di secondo grado, che si svolge presso la Corte d’Assise d’Appello di Bologna, riaccende l’attenzione su una storia di mala vita e violenza che ha segnato profondamente la comunità. Gli omicidi riguardano Nicola Vasapollo e Giuseppe Ruggiero, la cui uccisione si colloca nel contesto di una faida tra bande mafiose, attribuibile alla ‘ndrangheta. Le argomentazioni della pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale Silvia Marzocchi e dal pubblico ministero della Dda Beatrice Ronchi, sono destinate a far discutere.
I fatti e la matrice mafiosa
Gli omicidi di Nicola Vasapollo, morto il 21 settembre 1992, e Giuseppe Ruggiero, assassinato il 22 ottobre dello stesso anno, sono l’oggetto di una lunga vicenda giuridica segnata da rivalità tra cosche. Entrambi gli uomini erano sottoposti a misure di sicurezza ai domiciliari, ma questo non ha impedito l’azione di assassini professionisti. Ruggiero è stato colpito da un commando che simulava un’operazione dell’Arma dei Carabinieri: un’auto modificata per sembrare una pattuglia ha raggiunto la sua abitazione, dove ha trovato la morte a colpi di pistola. Vasapollo ha subito una sorte simile, e le modalità di entrambi gli agguati parlano chiaro di una strategia ben organizzata da parte della criminalità organizzata.
Di fronte alla Corte d’Assise d’Appello, il pg Marzocchi ha chiesto la massima pena per Nicolino Grande Aracri, attualmente detenuto al regime 41 bis nel carcere di Novara, e per altri tre imputati di diversa età e provenienza. Questi crimini sono stati collocati all’interno di un contesto di faida tra le famiglie mafiose di Vasapollo-Ruggiero e Dragone-Grande Aracri-Ciampà. L’agenzia della giustizia ha già inflitto condanne definitive in passato, ma ora la riapertura del processo porta con sé nuovi sviluppi sui quali si fa luce grazie a dichiarazioni di pentiti e testimonianze cruciali.
Le indagini e i processi nel tempo
La riapertura delle indagini è stata innescata dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Angelo Salvatore Cortese e Antonio Valerio, che hanno fornito dettagli fondamentali sugli eventi di quel periodo. Nel 2020, il tribunale di Reggio Emilia aveva assolto tutti tranne Grande Aracri, condannato per l’omicidio di Ruggiero. Tuttavia, le motivazioni relative a questa sentenza hanno rivelato divergenze significative nelle testimonianze dei pentiti riguardo alla presenza di un altro presunto killer, Aldo Carvelli, quest’ultimo mai imputato.
La pubblica accusa ha insistito sul ruolo di Lerose e Greco, ritenuti coinvolti nelle fasi operative degli omicidi. L’iter giudiziario ha avuto un nuovo corso: la Dda e le difese di Grande Aracri hanno impugnato la sentenza, e il primo processo in Appello ha portato a un ribaltamento della decisione, conducendo i quattro imputati verso la richiesta di ergastolo. Tuttavia, i ricorsi presentati hanno comportato qualche modifica, con la Cassazione che ha annullato alcune condanne indicandone l’impropria applicazione.
La rinascita della questione e le attuali udienze
Nell’ambito dell’ennesimo processo di Appello, avviato a gennaio, l’accusa si rafforza. Grande Aracri si difende attraverso i suoi avvocati, sostenendo la sua totale estraneità ai fatti. Gli altri imputati, tra cui Ciampà, Lerose e Greco, hanno scelto di seguire percorsi difensivi distinti e stanno cercando di dimostrare la propria innocenza in un contesto altamente complesso e con accuse gravissime. Alcuni collaboratori di giustizia sono stati nuovamente ascoltati, come Vittorio Foschini, che ha accennato al ruolo di Carvelli.
L’importanza di questo processo non si limita alla sfera giudiziaria. Il Comune di Brescello e l’associazione Libera si sono costituiti parte civile, contribuendo a dare voce a una comunità che ha subito traumi e perdite inimmaginabili. Durante le udienze, gli imputati hanno avuto l’opportunità di esporre le proprie posizioni, con richieste di giustizia che echeggiano forti a testimoniare il desiderio di verità di chi è stato direttamente coinvolto.
Questa nuova fase del processo rappresenta solo un passo in una lotta più ampia contro la criminalità che affligge il territorio. La speranza è che la giustizia possa finalmente fare il suo corso, portando alla luce alte verità e ponendo un punto fermo su un passato difficile da digerire.