L’epopea di Bio-On: dal sogno di salvare il pianeta alla caduta rovinosa del fondatore Marco Astorri
La storia di Bio-On, start-up innovativa nel settore della bioplastica, illustra il passaggio da un grande successo a una drammatica bancarotta, evidenziando le sfide imprenditoriali e le aspettative del mercato.

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La storia di Bio-On, start-up che prometteva di rivoluzionare il mercato della plastica, offre uno spaccato coinvolgente sulla trasformazione delle idee innovative in realtà imprenditoriali. L’analisi approfondita di Marco Madonia e Gianluca Rotondi, autori di “L’unicorno“, svela la parabola di successo e fallimento di un progetto che ha raccolto un’enorme attenzione, per poi implodere sotto il peso delle aspettative e delle accuse. Il libro di Baldini+Castoldi dedicherà un evento che si svolgerà a Bologna il prossimo 9 giugno, dove gli autori parleranno di questo viaggio incredibile.
La nascita di un’idea rivoluzionaria
L’origine della storia di Marco Astorri, fondatore di Bio-On, inizia nel piccolo comune di San Giorgio di Piano, dove la sua giovane curiosità porta a esplorare il potenziale della bioplastica. Dopo aver raccolto barbabietole per guadagnare qualcosa, Astorri sviluppa l’idea di produrre plastica innovativa dagli scarti della lavorazione dello zucchero, noto come “farina di Dio“. L’acquisto di un brevetto costato 400mila dollari segna l’inizio di un’avventura imprenditoriale alimentata da ambizione e determinazione.
Bio-On non si limita a produrre bioplastica, ma mira anche a vendere licenze per la creazione di stabilimenti produttivi. Questo approccio genera un’ondata di entusiasmo, facendo parlare l’azienda come della “Google della plastica“. Il momento si carica di potenzialità, e il media hype diventa un protagonista, alimentando l’immagine di un’azienda destinata a cambiare il mondo.
Nel frattempo, Astorri vive il suo sogno di successo, acquistando auto lussuose e conducendo una vita sopra le righe. Tuttavia, malgrado il clima ottimistico, cominciano ad emergere criticità. Le pressioni finanziarie si intensificano e il suo ambizioso progetto inizia a scricchiolare. L’idea di una fabbrica che cambierà il mondo sembra lontana e i costi di gestione crescono, creando una tensione palpabile tra le aspettative degli investitori e la realtà della produzione.
L’inizio della crisi e il crollo in borsa
Nel 2019, la dilagante fiducia in Bio-On inizia a vacillare. Si diffondono rumors e preoccupazioni riguardo a una presunta bolla speculativa, destando l’attenzione degli “shortisti“. Tra di loro, emerge Gabriele Grego, un ex militare israeliano con un lungo background in finanza che decide di scommettere contro Bio-On. Con un video virale su YouTube, mette in dubbio la solidità dell’azienda, affermando che potrebbe trattarsi di una nuova Parmalat.
Queste accuse suscitano un’onda d’urto sui mercati: il titolo di Bio-On perde in un colpo solo 760 milioni di euro. I problemi si aggravano rapidamente, con la notizia che il Cda è sotto indagine e che ci sono sospetti di irregolarità finanziarie. Le autorità entrano in azione, sequestrano beni e bloccano i conti correnti, portando Astorri a trovarsi in una posizione di grande vulnerabilità.
L’aria di festa e ottimismo che circondava Bio-On si trasforma in un incubo. I dipendenti, gli investitori e gli appassionati della start-up assistono impotenti a quello che molti cominciano a considerare il crollo di un gigante. La realtà si fa concreta: il sogno di Bio-On si sta spegnendo, lasciando dietro sé un caos di debiti e incertezze.
Il processo e le conseguenze della bancarotta
L’epilogo di Bio-On arriva il 23 ottobre 2019, quando la storia dell’azienda culmina in un drammatico processo di bancarotta. Gli autori Madonia e Rotondi, attraverso le loro ricerche, disegnano un quadro complesso della situazione giudiziaria. Astorri, tra i soggetti coinvolti, si ritrova sotto arresto. Mentre il mondo assiste al suo declino, il mercato e i media osservano le conseguenze delle azioni di una persona che aspirava a lasciare un segno positivo nel mondo.
Il processo diventa un terreno di confronto tra i due protagonisti della vicenda: Astorri e Grego. Quest’ultimo, pur non ottenendo guadagni significativi dal suo attacco, rivela di avere motivi più profondi per intraprendere la sua battaglia contro i “sociopatici aziendali”. Per molti, la figura di Astorri inizia a diventare simbolo di un imprenditore tragico, colpito da un sogno travolto dalla realtà.
Astorri si interroga sulla propria identità, domandandosi se sia destinato a diventare una sorta di “Madoff della bassa“, ma la sua determinazione a combattere e a ribaltare la situazione rimane viva. La narrazione di “L’unicorno” così si chiude sull’immagine di un uomo che, nonostante la disfatta, mantiene viva la speranza di riscattarsi, mentre il suo cammino quotidiano diventa una fonte di riflessione per chiunque desideri intraprendere un percorso imprenditoriale.